SARA LA NERA
Non è proprio una Santa, Sara. La tradizione narra che una donna “scura”, forse una serva egiziana o una schiava indiana, arrivò via mare dalla Palestina insieme a Maria Maddalena, Maria Salomé e Maria Jacobé. L’imbarcazione che dopo la resurrezione di Gesù trasportava le tre Marie (insieme a Lazzaro, Marta, la sorella di Lazzaro, San Massimino, e San Sidonius) giunse sulle coste della Provenza e più precisamente in un luogo detto Oppidum-Râ, dove sorse il villaggio originariamente chiamato Notre-Dame-de-Ratis che poi nel 1838 divenne Saintes-Maries-de-la-Mer. Furono le Maria Salomé e Maria Jacobé assieme alla fedele Sara a stabilirsi qui e ad iniziare l’evangelizzazione della regione.
Anche se i primi scritti che documentano i pellegrinaggi di gitani per venerare la Santa Nera risalgono alla fine del ‘500 quando essi iniziarono a venerare la tomba di Sara presso Notre Dame de la Mer, secondo antiche credenze gitane sembra che il culto di una Dea Nera (Vergine Nera), forse proveniente dal culto egizio della dea Iside o forse appartenente al pantheon delle divinità hindù: dea Kalì (Sara-la-Kali) fosse presente nel delta del Rodano già in epoche antecedenti all’evangelizzazione e che la sua misteriosa annessione alla compagnia delle Marie sbarcata, qui fosse stato l’espediente per evangelizzare le popolazioni locali – inclusi i gitani – alla conversione dai riti pagani al cristianesimo.
Quale sia la storia, Sara la Nera viene oggi venerata come santa dalla comunità gitana cristiana di tutta europa, che, in barba ai laboriosi processi di beatificazione e santificazione, l’hanno eletta loro Santa protettrice e da più di 6 secoli ogni 24 Maggio si ritrova nella piccola città della Camargue per celebrarla.
La processione inizia dopo la messa nella piccola chiesa delle Sante Marie (10,30-12) trasmessa con megafono per i fedeli che attendono la processione nella Place des Gitans.
Nella piazza si radunano una decina di stalloni bianchi tipici della regione, montati dai “Guardiani” (guardiani delle mandrie), un personaggio chiave della tradizione camarguese, tra i cow-boy del Far West ed i butteri maremmani. I Guardiani impugnano il loro strumento di lavoro tradizionale: il tridente, che assieme al cuore (la Carità), l’àncora (la Speranza) e la croce (la Fede), compare nell’emblema della regione: la croce della Camargue.
Le sante vengono portate fuori dalla chiesa a spalla ed il corteo preceduto dai Guardiani percorre le vie della cittadina fino al lungomare attraversando l’arenile per finire in acqua.
Sebbene le Marie abbiano un largo seguito tra i francesi locali, ne sono testimonianza la confraternita delle “dame” vestite in abiti tradizionali della campagna provenzale di fine ‘800 accompagnati dai gentiluomini in giacca di velluto nero, è Sara la statua più seguita e osannata della processione.
Poi a ritroso Sante e stendardi vengono riportate nella chiesa e la processione si ripete il giorno seguente.
Nel pomeriggio e fino a sera per le vie della cittadina, si canta, si balla e si fa festa e il mercato fuori delle vie del centro vende tutto per i camper, abiti e accessori “in voga” tra la comunità Rom.
Terminata la 48ore gitana, Saintes-Marie-de-la-Mer sembra Bethel dopo il Festival di Woodstock. Per le stradine del villaggio restano solo cartacce, gabbiani che rovistano tra i rifiuti e qualche negoziante che sistema le vetrine. Le Marie riposano nelle loro urne, gli stalloni bianchi ritornano nei maneggi per le passeggiate turistiche dell’imminente estate e il popolo gitano con le chitarre e i canti catalani, gli anelli d’oro e le tradizioni secolari si allontanano su camper super-accessoriati.
Intanto Sara, nella cappella ipogea della chiesa, sogna già i prossimi bagni in mare, come gli scolari a Settembre.